Palazzo Pratonieri

Palazzo Pratonieri si affaccia sulla via Toschi, in prossimità di Piazza San Prospero, a Reggio Emilia.

Note storiche

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Il palazzo risale all’inizio del XVI secolo. Il nome deriva dai Pratonieri, famiglia di ricchi mercanti lanieri, che nel Seicento acquisirono il rango nobiliare.

Nel 1880, l’ultimo discendente della famiglia, Alessandro Vezzani Pratonieri, cedette la proprietà alla Cassa di Risparmio di Reggio Emilia.  

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L’assetto urbanistico dell’area su cui sorgeva il palazzo era, nel Cinquecento, molto differente da oggi. Dai documenti storici si evince che era presente una fitta rete di canali che solcava la città a cielo aperto e che veniva sfruttata da numerose ruote di mulini.

Sul lato orientale di Palazzo Pratonieri, corrispondente all’attuale vicolo Vezzani, scorreva un canale che raggiungeva piazza San Prospero, proseguiva intorno all’abside del duomo e al retro del Palazzo vescovile, fino a raggiungere le mura settentrionali della città.

La prima ristrutturazione di Palazzo Pratonieri avvenne all’inizio dell’Ottocento, su progetto di Domenico Marchelli. In questa occasione, fu spostato l’ingresso principale, originariamente su via del Torrazzo, nell’attuale posizione, su via Toschi.

Nel 1880, dopo l’acquisizione da parte della Cassa di Risparmio, l’ingegnere Pio Casoli intervenne con un progetto di ristrutturazione che proponeva forme “medioevali”. In realtà, egli assunse come modello le architetture tardo quattrocentesche e cinquecentesche locali.

Tra il 1909 e il 1916, il palazzo fu nuovamente trasformato con l’intervento di Cirillo Manicardi, Guglielmo Boni e Edoardo Collamarini.

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Architettura

L’esterno dell’edificio mantiene le forme della ristrutturazione prevista da Pio Casoli nel 1980-82. In particolare, si possono ammirare le finestre del piano nobile con archetti pensili, testine umane di fattura artigianale, il simbolo dell’ape che rimanda alla Cassa di Risparmio. Gli ornati in terracotta sono stati realizzati dalla ditta locale di Antonio Beltrami.

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Atrio

All’interno, l’atrio è caratterizzato da due scalinate con eleganti corredi decorativi. Si possono notare i busti bronzei raffiguranti i poeti Maria Matteo Boiardo e Ludovico Ariosto realizzati da Riccardo Secchi (1871-1938). Originariamente, erano presenti due versioni marmoree, a opera dello stesso artista, oggi collocate ai Giardini Pubblici.

Scalone monumentale

Lo scalone monumentale e la sua decorazione sono opera di Cirillo Manicardi e Edoardo Collamarini. Di interesse, i dodici medaglioni, incastonati nel dossale alla base del vano scala, realizzati in bronzo dallo scultore bolognese Giuseppe Romagnoli (1915-1916), rappresentano i personaggi illustri della storia di Reggio Emilia accompagnati da allegorie.

La balaustra in marmo è decorata con un fregio di rose rampicanti e, nei pilastri, sono incastonati putti in stucco realizzati da Cirillo Manicardi.

Lo stesso artista intraprese la decorazione di putti danzanti nei tondi centrali del soffitto.

Scalone monumentale, 1910-16.

Sala al piano terreno

La sala presenta un alto soffitto a lacunari in vetro, che costituisce il pavimento della Sala superiore.

Opera di Enrico Prampolini, scultore reggiano, su disegni di Cirillo Manicardi, sono le splendide figure di telamoni e vittorie alate pensili poste in alto, agli angoli della sala.  

Sala superiore

In forme neo-rinascimentali, lo spazio è caratterizzato da un fregio, opera di Cirillo Manicardi, posto direttamente sotto il lucernario, costituito da dodici tele raffiguranti temi di vita agricola che rimandano all’economia reggiana e l’Allegoria della pace e del risparmio.

Per mano dello stesso artista, la decorazione scultorea illustra episodi e soggetti tratti dall’Orlando furioso di Ludovico Ariosto.

Sala Superiore, detta “del Pubblico”.

   

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