Cattedrale di Reggio Emilia

La Cattedrale di Reggio Emilia, chiesa madre della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, è situata in piazza Prampolini nel centro storico della città.

Note storiche

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La Cattedrale di Santa Maria Assunta è un edificio di straordinaria complessità. La stratificazione di interventi costruttivi nella fabbrica della cattedrale e negli edifici circostanti (canoniche, battistero e palazzo episcopale) ha coinvolto e trasformato, nel corso dei secoli, l’intero isolato.

La presenza di una cattedrale a Reggio Emilia è rintracciabile, nei documenti, a partire dall’VIII-IX secolo. Le prime notizie certe risalgono all’ 857, anno in cui è attestata, più o meno nel luogo attuale, anche una canonica.

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I recenti scavi archeologici hanno individuato, al di sotto della prima Campata dell’edificio, una struttura circolare, che poteva svilupparsi su più livelli, come sembrano suggerire le due scale a chiocciola rinvenute all’interno dello spessore delle murature. Ulteriori approfondimenti hanno dimostrato che l’edificio circolare è il risultato dell’accostamento di due semicerchi, uno dei quali, quello interno, costituiva l’abside di una chiesa più antica con origini paleocristiane.

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Architettura

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La cattedrale raggiunge le  dimensioni attuali probabilmente nel sec. XI, a questa fase si possono far risalire i capitelli nei pilastri della Navata, messi in luce dai recenti restauri, e le tracce dei matronei, con trifore dipinte e policrome.

Alla facciata romanica, databile alla fine del sec. XIII,  risalgono le tracce di affreschi e gli archetti, così come il Cristo Pantocratore, oggi conservato al Museo Diocesano.

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Nel ‘400, all’interno della chiesa, vengono elevate le volte a crociera, poi sostituite dalle attuali, risalenti al ‘700. Dal 1502, grazie all’azione innovatrice del vescovo Bonfrancesco Arlotti, viene completamente ricostruita la zona absidale e nel 1544 viene iniziata la costruzione della facciata marmorea. Il cantiere viene guidato dallo scultore reggiano Prospero Sogari, detto il Clemente, su progetto di un autore ignoto. Il Clemente, autore anche dell’apparato scultoreo, elabora alcune varianti progettuali, alternandosi ad altri architetti, come il veronese Bernardino Brugnoli, fino all’abbandono dell’opera nel 1584.

All’interno, le tre navate e le cappelle vengono uniformate nel 1600 su disegno di Cosimo Pugliani, infine altre ristrutturazioni si susseguono tra la fine ‘700 e il 1885.

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Pianta attuale della Cattedrale

 

La navata centrale

 

La cupola

 

Percorsi artistici e iconografici

Testimonianze dell’architettura romanica

All’interno della chiesa, si possono ammirare capitelli e pilastri polilobati di diverse fogge e datazioni (dal XII al XIV secolo). Nella navata centrale, inglobati nella muratura, sono identificabili i capitelli delle trifore che scandivano i matronei, mentre nelle navate laterali si riconosce l’antico paramento murario in pietra della controfacciata, realizzato con l’impiego di numerosi pezzi di recupero di epoca romana e altomedievale.

 

                

 

La scultura

Bartolomeo Spani

Il complesso delle cappelle gentilizie, che si è sviluppato durante il ‘500 e i primi anni del’600, conserva una sorta di Pantheon cittadino della scultura. I monumenti dei vescovi e di importanti personaggi legati alla storia della città sono opera principalmente di Bartolomeo Spani, scultore, orafo e architetto della prima metà del ‘500 e di suo nipote, Prospero Sogari detto il Clemente.

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A Bartolomeo Spani si deve sostanzialmente la diffusione a Reggio della cultura rinascimentale di primo ‘500, con uno stile colto e raffinato che denota lo studio diretto dei modelli romani e toscani. Di particolare interesse è il monumento a Dario Malaguzzi (prima pseudo-cappella a destra), con la figura del defunto che sembra risvegliarsi dalla tomba e quello del vescovo Bonfrancesco Arlotti (1508, cappella del SS. Sacramento a sinistra nel Transetto nord). Notevoli anche le formelle con gli evangelisti riutilizzate nel parapetto del pulpito settecentesco.

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Prospero Clemente è l’artista più rappresentativo della città nella seconda metà del ‘500. Il suo stile è fortemente segnato da influenze michelangiolesche, come si evince dalle statue di Adamo ed Eva poste sul timpano della porta centrale nella facciata, derivate da quelle delle Tombe medicee in San Lorenzo a Firenze.

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Le altre statue inserite nella facciata incompiuta raffigurano i SS. Crisante e Daria, San Venerio e Santa Gioconda, co-patroni della Diocesi. Sempre destinate alla facciata erano le statue di San Massimo e San Prospero (con in mano il modello della città), successivamente poste nel transetto sinistro.
All’interno della cattedrale si trovano numerosi monumenti funebri realizzati dal Clemente, fra cui spiccano quello dedicato al vescovo Ugo Rangone (cappella absidale destra del transetto), ricordato anche dal Vasari, e la tomba di Cherubino Sforziani, celebre costruttore di orologi (prima pseudo-cappella a sinistra dell’ingresso). In questa complessa raffigurazione simbolica lo scultore sovrappone due urne cinerarie per formare una enorme clessidra, rimando sia al mestiere del defunto sia allo scorrere inesorabile del tempo.

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Adamo ed Eva sulla porta centrale, opera di Prospero Sogari detto il Clemente.

 

Madonna col bambino e i donatori coniugi Fiordibelli. Opera di Bartolomeo Spani in bronzo dorato collocata in facciata sulla torretta ottagonale.

 

Le cappelle

Le cappelle della cattedrale di Reggio Emilia sorgono nei sec XIV e XV con diverse fogge, ma vengono completamente riformate e uniformate su un identico disegno nel 1599. Di particolare importanza, la Cappella Brami, la terza nella navata destra (n. 3 nella pianta), la Cappella Toschi, quarta nella navata destra (n. 4 nella pianta), e la cappella Fiordibelli, quinta nella navata sinistra (n.13 nella pianta). In esse si conservano importanti testimonianze pittoriche di primo ‘600, quali le opere del Guercino (Cappella Fiordibelli), del Cavalier d’Arpino (Cappella Toschi), di Palma il Giovane (Cappella Brami), di Carlo Bonone (Cappella di San Sebastiano, n. 12 nella pianta).

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Cappella Canossa (n. 2 nella pianta)

La cappella della famiglia Canossa è dedicata a Santa Lucia, la cui immagine seicentesca è opera dell’artista Francesco Bignotti. All’interno, è collocato il monumento funebre del vescovo Castelvetri e l’affresco della Madonna della rondinella, opera di autore ignoto del XV secolo.

Cappella Ruggero Brami (n. 3 nella pianta)

Nella Ancona marmorea è conservata la Pietà di Jacopo Negretti, detto Palma il Giovane (1607). Alle pareti, si possono ammirare i monumenti funebri di Bonifacio Ruggeri Canossa e Camilla Ruggeri Brami.

Cappella Toschi (n. 4 nella pianta)

Impreziosita da marmi policromi intarsiati, la cappella, voluta dal cardinale Domenico Toschi, ospita rilevanti opere: la Visitazione (1604) di Giuseppe Cesari,  detto Cavalier d’Arpino, artista che lavorò soprattutto a Napoli e a Roma, ospitando nella sua bottega anche il giovane Caravaggio. Opere di Domenico Cresti o Crespi, detto il Passignano, allievo di Federico Zuccari, sono l’Annunciazione a Maria (1606), l’Adorazione dei pastori (1606) la Fuga in Egitto (1606), l’Assunzione di Maria. Infine, è possibile ammirare la Natività della Vergine (1605) dell’artista Antonio Cercignani, detto il Pomarancio.

Cappella Malaguzzi (n. 5 nella pianta)

All’interno, si trova il sepolcro marmoreo di Valerio Malaguzzi (1510-1515) realizzato dallo Spani e il soprastante monumento dedicato a Giovan Battista Malaguzzi (1581), opera di una bottega reggiana.

Cappella Fossa (n. 6 nella pianta)

Ammirevole è il Crocifisso ligneo di scuola francese (1660-1670 ca.), dono del vescovo Marliani, il cui monumento funebre si trova nella stessa cappella.

Transetto e abside maggiore (n. 9, 7, 11 nella pianta)

Tra le molte opere, ricordiamo la tela dell’Assunzione della Vergine opera di Federico Zuccari (1609), posta in fondo all’abside e precedentemente attestata nella chiesa domenicana di Correggio. L’opera ha sostituito la Madonna con Bambino e i santi Luca e Caterina d’Alessandria di Annibale Carracci, oggi al Louvre.

 Cappella Rangone (n. 8 nella pianta)

Caratterizzata dal raffinato affresco della Madonna del Parto, opera di un autore anonimo del XV secolo, la cappella contiene l’urna d’argento con i resti della beata Giovanna Scopelli (1491). Nel dipinto a sinistra, attribuito a Sebastiano Vecellesi, si ricorda la miracolosa riesumazione. Sul lato sud, è posto il monumento del vescovo Ugo Rangone, opera del Clemente ricordata anche da Giorgio Vasari in Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti (1568).

Cappella del Sacramento (n. 10 nella pianta)

Tra le opere, il tempietto marmoreo per il Pane eucaristico, realizzato a partire dal 1577 dal Clemente e bottega su disegno di Lelio Orsi, con raffigurazioni dell’Eucaristia riprese dal Vecchio e Nuovo Testamento, e con alla sommità la statua bronzea di Gesù.

Cappella di San Sebastiano (n. 12 nella pianta)

All’interno della cappella, l’altare con paliotto in scagliola, opera di Giuseppe Guidelli (1742) e la tela raffigurante San Sebastiano (1623) del Bononi.

Cappella Fiordibelli (n. 13 nella pianta)

Realizzata a partire dal 1624, la cappella ospita l’importante Pala d’altare con la Madonna Assunta e i santi Pietro apostolo e Girolamo di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (1625-1626). Altre opere di questo artista erano state previste per le pareti laterali: la Visitazione, oggi conservata al Musée des Beaux-Arts di Rouen, e il Martirio dei santi Giovanni e Paolo, visibile al Musée des Augustin a Toulouse.

Cappella Estense (n.14 nella pianta)

L’ancona in marmo portoro del 1639 con il San Michele del Talami ospitava originariamente il Crocifisso di Guido Reni, oggi conservato alla Galleria Estense di Modena.

Cappella Calcagni (n. 15 nella pianta)

Di particolare interesse è la tavola di Luigi Anguissola raffigurante la Madonna con Bambino e i santi Girolamo e Caterina (1520 ca.).

Cappella della Madonna della salute o dei notai (n. 16 nella pianta)

Il rilievo in pietra calcarea, datato alla seconda metà del XIII secolo, con Madonna con Bambino e Bove Tacoli è accolto dall’altare marmoreo, opera della scultrice correggese Carmela Adani (1931)

Cappella del tesoro

Cappella destinata ad accogliere le reliquie realizzata da Giovan Battista Cattani detto il Cavallari (1746), con all’interno la Vergine Assunta, opera di Francesco Vellani (1746 ca.).

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La Cripta

Risalgono al sec. XII le prime notizie di una cripta nella cattedrale di Reggio, dove erano custodite le reliquie dei SS. Crisanto e Daria, martiri romani del IV secolo. La cripta doveva essere ridotta nelle dimensioni originarie e viene successivamente ampliata, probabilmente nel ‘300.

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L’attuale sistemazione della cripta con colonne e capitelli di varie fogge (sec. XIV, XV e XVI) deriva dall’ultimo ampliamento del 1508, a seguito della costruzione delle nuove absidi. I recenti restauri hanno messo in luce gli ingressi romanici, situati nella navata centrale, e portato alla luce un importante mosaico figurato del III-IV secolo d.C. (esposto al Museo Diocesano) che si aggiunge a quello già visibile al di sotto della cripta stessa.

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Le attestazioni archeologiche

Domus con mosaici

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Durante i recenti scavi del 2007-09, sono stati rinvenuti i resti di una vasta domus articolata intorno a un cortile lastricato con elementi calcarei di reimpiego. L’edificio si affacciava sul cardo che delimitava a ovest il foro. La zona occupata dalla Cattedrale e dal vescovado doveva infatti corrispondere a ben due isolati dell’antica città romana, collocati a ovest del cardo maximus, l’attuale via Roma.

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I mosaici, rinvenuti a circa due metri e mezzo sotto il piano di calpestio della cripta, sono realizzati in piccole tessere lapidee, con inserti di paste vitree e lamine d’oro. La cornice a treccia policroma trattiene decorazioni geometriche policrome, cerchi e semicerchi.  Oltre ai motivi decorativi, sono presenti figure animali, delle pernici, un pavone, un’allodola, delle colombe e gazze, piccole figure di danzatori e scene mitologiche. Tre grandi riquadri contengono inoltre delle articolate rappresentazioni umane che potrebbero indicare, sulla base dei loro dettagli iconografici, una destinazione dell’aula riservata ai culti orientali e  dionisiaci.

 

                                                                          Frammento musivo rinvenuto al di sotto della cripta.

Le indagini archeologiche hanno messo in luce soltanto la  parte orientale di un vasto ambiente che poteva avere un’estensione di corca 20 mq. In questo primo frammento è riconoscibile, nella figura di un uomo sorretto dalle braccia, la raffigurazione di Dioniso ebbro. Il secondo frammento musivo presenta una misteriosa scena con due personaggi: un uomo con in testa un diadema, un mantello e dei calzari chiodati e una donna nuda, con un manto che ricade fino ai piedi e dei gioielli. L’uomo tiene in mano un racemo e due anatre vive, sembra volerle offrire alla donna che mostra una lenza con un pesce, forse una carpa. Il terzo riquadro presenta un’altra figura maschile, nuda, con corona d’edera in capo. Nella sua mano destra è riconoscibile un fiore di loto, forse simbolo del culto orientale della dea Iside, e nella sinistra, un bastone ricurvo usato dagli Auguri nel culto sacerdotale.

                                                      Frammento musivo appartenente a un vasto ambiente di epoca romana.

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Le opere contemporanee

Nel 2011, al termine di una approfondita campagna di lavori di restauro e di un meditato percorso progettuale di adeguamento liturgico ad opera dell’arch. Mauro Severi, sono stati commissionati ad alcuni artisti i nuovi poli liturgici della cattedrale, tra cui,  l’altare maggiore, opera di Claudio Parmiggiani, la scala e il leggio del pulpito-Ambone di Hidetoschi Nagasawa,  il candelabro del cero pasquale di Ettore Spalletti, due sculture di Graziano Pompili, la scultura aerea e l’incensiere di Giovanni Menada.  Faceva parte del gruppo di opere d’arte contemporanea anche la cattedra vescovile di Jannis Kounellis, attualmente rimossa per esigenze celebrative.

Altare opera di C. Parmiggiani.

 

Scala per l’ambone opera di H. Nagasawa.

 

Portacero opera di E. Spalletti.

                                                                       Incensiere opera di Giovanni Menada.

Photogallery

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