Chiostri di San Pietro

Il complesso dei chiostri dell’ex Convento benedettino dei Santi Pietro e Prospero è collocato lungo la via Emilia, nei pressi della chiesa di San Pietro.

Note storiche

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Il complesso del Convento benedettino dei SS. Pietro e Prospero è situato nel Centro Storico di Reggio Emilia, sulla via Emilia accanto alla chiesa di S. Pietro, a cui era in origine collegato.  Il convento è costituito da due chiostri adiacenti, quello piccolo costruito tra il 1524 e il 1535, quello maggiore realizzato a partire dal 1541, con un cantiere durato oltre quaranta anni.

Architettura

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Nella loro diversità, i due chiostri rappresentano una straordinaria testimonianza storico artistica di un periodo di transizione caratterizzato da un rinnovamento del linguaggio architettonico.

Il Chiostro piccolo mostra un linguaggio ancora rinascimentale, con le coppie di colonnine affusolate di marmo bianco e rosso dello scultore-orafo Bartolomeo Spani (1486-1539), interprete degli stilemi della scultura fiorentina tra la metà del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Il Chiostro grande è il risultato dell’intervento del grande artista Giulio Romano, con la collaborazione con gli architetti-costruttori reggiani Alberto e Roberto Pacchioni.

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La costruzione del dormitorio nella manica lunga Nord viene terminata nel 1584. Non verrà invece mai realizzato l’ambizioso progetto di costruzione dell’altro dormitorio previsto sul lato Est. Successivamente, fino agli anni venti del Seicento, i lavori continuarono con l’abbassamento del chiostro grande, al fine di rendere più salubri gli ambienti interrati al piano inferiore. In questo periodo, gli spazi dovevano essere così distribuiti: al piano superiore, il dormitorio, con 14 celle, archivio, stanze per gli ospiti e gli infermi, vani usati come granai. Nel chiostro piccolo vi erano la portineria, gli ambienti per la biancheria, gli appartamenti per gli abati, i forestieri e i secolari. Nel chiostro grande, si trovavano la celleraria con granaio e prigione. Nel piano sotterraneo, vi erano collocati gli ambienti di servizio, le cantine e le stalle.

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La chiesa di S. Pietro annessa al convento verrà costruita a partire dal 1585 e terminata attorno al 1620. L’utilizzo da parte dell’ordine benedettino del complesso durò poco più di un secolo.  Dopo la dismissione dell’uso monastico nel 1783, dopo vari usi civili, fu adibito a caserma militare.

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Soprattutto durante l’ultimo periodo, durato più di 120 anni, il complesso subisce modifiche piuttosto importanti, quali i tamponamenti delle arcate di gran parte dei porticati di entrambi i chiostri, la demolizione di parti di intonaci affrescati, la ridipintura degli apparati decorativi a stucco, la sostituzione delle porte e finestre e dei pavimenti originali, la mutilazione delle statue dei monaci collocate nelle nicchie delle facciate attorno al chiostro e molti altri interventi in parte irreversibili. Nonostante ciò, la gran parte degli interventi che si sono succeduti nel tempo non hanno alterato l’architettura di questo straordinario complesso.

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Gli apparati decorativi

Gli affreschi del chiostro piccolo sono opera dell’artista cinquecentesco reggiano Simone Fornari di cui si hanno scarse notizie. Possiamo ammirare, in particolare, le due cupolette all’estremità del lato ovest con le figure di Isaia e Baruch, con riportata la data di esecuzione degli affreschi “Die primo martii MDXXVI”.

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La decorazione della Volta a botte, con il motivo cassettonato a lacunari ottagonali a finto marmo di Verona, è stata riportata in luce dai recenti restauri. Il lavoro non fu concluso, probabilmente, a causa delle incursioni dei Lanzichenecchi nel 1526. Altri temi rappresentati sulle pareti del chiostro sono la Natività del Battista e lo Sposalizio della Vergine, sempre per mano del Fornari.

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Nell’ala Nord del chiostro grande, sono presenti le Sette sale, due delle quali affrescate nelle volte e pareti tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento. Da notare, in particolare, la Sala con pitture di paesaggi e architetture e la Sala della Giustizia con la raffigurazione dei Dodici Cesari sul fregio e Grottesche su fondo rosa, di periodo napoleonico.

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Nel locale riservato all’antica celleraria, caratterizzato da un arco su due pilastri, sito a metà stanza, e archivolti a botte ai lati, il restauro ha rivelato motivi ebraici e massonici. Queste decorazioni risalgono al periodo in cui il complesso ospitava l’Educandato per le fanciulle di nobile famiglia (1816-1859) e la sala aveva assunto la funzione di cenotafio del governatore di Reggio, Antonio Re. 

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Il restauro dei Chiostri di San Pietro

L’opera di restauro terminata nel 2019, curata da Zamboni Associati Architettura, sotto la supervisione della Soprintendenza, ha attuato un attento restauro conservativo del corpo monumentale rinascimentale, la demolizione di superfetazioni, la ricostruzione del  fabbricato riservato al Laboratorio Aperto, e la riqualificazione degli ampi cortili, restituiti alla città come spazio urbano pubblico. In un prossimo futuro, il restauro sarà completato con  interventi anche al piano superiore.

 

 

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