Palazzo da Mosto è un imponente palazzo quattrocentesco affacciato su via Mari e via Dante.
Note storiche
Palazzo da Mosto viene eretto nel 1488-1495 per volontà di Francesco da Mosto, massaro ducale, ovvero responsabile della riscossione dei tributi per gli Estensi. Il palazzo sorgeva in un luogo appartato della città, al di fuori delle vie commerciali, nel quartiere di San Pietro. Quest’area della città era stata destinata, fin dal Duecento, ad accogliere gli insediamenti conventuali degli ordini religiosi dei Mendicanti. Il palazzo non distava dal complesso dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, costruito nel 1374, e dai conventi dei Carmelitani del Corpus Domini e di San Marco.
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Dopo alcune trasformazioni nel Seicento e l’acquisto da parte del governatore Giovan Battista de Mari nel 1750, nella seconda metà dell’Ottocento, il complesso è stato utilizzato come asilo infantile, per volontà di Pietro Manodori, presidente del Monte di Pietà.
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L’architettura
Oggi, Palazzo da Mosto si affaccia su via Mari e su via Dante, saldandosi nel tratto sud con un fronte di case e con il fabbricato novecentesco detto “delle Ancelle”, a nord. La facciata e il fianco presentano una sequenza di finestre rettangolari su due piani, con cornice in cotto ancora visibile nella parte nord. L’edificio è coronato da un cornicione con fregio in terracotta con un tralcio, originariamente dipinto, clipei con teste virili e stemma della famiglia da Mosto.
L’ingresso del palazzo è dato da un portone centinato, con stipiti lisci, cornici a listello e capitelli ornati con dentelli, ovuli e mezze margherite.
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In corrispondenza dell’angolo nord-est dell’edificio, sotto il fregio terminale, risultava inserito un leone in pietra arenaria, con zampa protesa e targa araldica, andato distrutto durante un bombardamento aereo nel 1944.
Entrando nell’edificio, l’androne, coperto con volte a crociera, immette in un cortile con un’edicola originariamente dipinta con uno scorcio architettonico.
La controfacciata introduce al doppio loggiato con scalone che porta al piano nobile.
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L’interno
Le quattro sale del piano terra
Nelle quattro sale comunicanti al piano terra si può ammirare un lungo ciclo decorativo con temi mitologici. Nella prima stanza, sono riconoscibili: Vulcano nell’officina, Venere con Cupido, Pomona, dea romana dei frutti, con il falcetto in mano, Pan con la zampogna, Silvano, dio delle selvi e della campagna, Vertumno, che presiede alla maturazione dei frutti.
Nella seconda stanza, il fregio prosegue con le rappresentazioni di Apollo sul carro del sole che si dirige, forse, verso Pitone, il serpente-drago che proteggeva l’oracolo di Delfi, e un’orsa circondata da stelle che rievoca il mito di Callisto e dell’Orsa maggiore. Poi, Giove, Mercurio in volo e la lunga narrazione del mito di Proserpina.
Nella terza stanza, il fregio rappresenta dei cavalieri, un combattimento tra cristiani e ottomani, alcune navi da guerra, un accampamento militare, dei carri trainati da buoi, delle pecore e, in ultimo, una donna accucciata che cucina con un girarrosto.
Non si hanno documenti riguardanti il ciclo di decorazione al piano terra di Palazzo da Mosto. I critici ritengono che sia da ascrivere al contesto cinquecentesco, suggerendo il nome dell’artista Giovanni Giarola.
Il piano nobile
Il grande salone di rappresentanza e le stanze che fiancheggiano il lato nord conservano preziosi soffitti a Cassettoni, con stemmi araldici e decorazioni del repertorio del tardo medioevo e protorinascimento. In una delle stanze settentrionali, nel soffitto a cassettoni è riportata la data 1495.
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Alla fine del Seicento, il palazzo è stato oggetto di una serie di interventi, tra cui l’eliminazione del loggiato quattrocentesco, sostituito dal monumentale salone affacciato sul cortile e l’introduzione di decori pittorici di gusto tardo barocco.
Al Settecento risale il monumentale scalone, anch’esso in forme barocche.
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Oggi Palazzo da Mosto è uno spazio culturale ed espositivo a disposizione della città.