Basilica della Beata Vergine della Ghiara

La basilica dedicata alla Beata Vergine della Ghiara si trova nel cuore della città di Reggio Emilia, in corso Giuseppe Garibaldi.

La storia

L’origine e lo sviluppo del santuario della Madonna della Ghiara sono legati alla presenza dei Servi di Maria a Reggio Emilia. Chiamato dalla comunità reggiana, l’ordine si stabilì nel 1313 nella città, edificando il convento e la chiesa dedicata alla SS.ma Annunziata nella zona ovest denominata “Ghiara”, perché località ghiaiosa, essendo l’antico letto del fiume Crostolo deviato verso il 1226 all’esterno delle mura cittadine. 

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Sul muro di cinta dell’orto dei frati, al “Canton dei Servi”, venne affrescato, in un’ampia nicchia, un’immagine della Madonna con Bambino che divenne oggetto di venerazione da parte dei reggiani e dei forestieri. Col passare degli anni, l’affresco della Madonna era così corroso dalle intemperie da risultare illeggibile. Nel 1569 fu commissionato al pittore Lelio Orsi un nuovo disegno (ora conservata nel Museo della Ghiara). Quattro anni più tardi fu incaricato il pittore reggiano Giovanni Bianchi, detto Bertone, di riportare in affresco il bozzetto di Lelio Orsi. La nuova e artistica immagine richiamò un crescente numero di fedeli e fu necessario costruirvi una piccola cappella. Il 29 aprile 1596 avvenne il primo miracolo: un ragazzo orfano sordomuto dalla nascita, un certo Marchino di circa 17 anni, guarì dopo essersi recato a pregare davanti all’immagine della Ghiara. Papa Clemente VIII, il 22 luglio 1596, approvò il miracolo e permise i pellegrinaggi e la venerazione pubblica della miracolosa immagine.

Il Miracolo diede lo stimolo decisivo, grazie alla crescente devozione, alla costruzione del tempio iniziato il 6 giugno 1597 su progetto dell’architetto ferrarese Alessandro Balbo e proseguita dall’architetto reggiano Francesco Pacchioni. L’immagine della Madonna dal Canton dei Servi entra nella nuova Chiesa il 12 maggio 1619 con una solenne cerimonia.

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L’architettura

Il tempio ha una pianta a Croce greca con larghezza di 45 m e lunghezza di 60 m. Presente al centro, la cupola centrale. Nei quattro angoli rientranti della croce sono presenti spazi quadrati, di dimensioni minori, sormontati da altre quattro cupole emisferiche, non visibili all’esterno. La facciata, di ordine dorico nella parte inferiore e ionico nella superiore, è in cotto con ornati marmorei, coronata ai vertici dei frontoni da elementi decorativi. Visibile dall’esterno la cupola e la torre campanaria incompiuta.

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Tre portali conducono nell’interno. Sulla porta centrale è scolpito in marmo un Bassorilievo raffigurante la Vergine della Ghiara, di Salvatore da Verona (1642). Sulla sinistra della facciata, un piccolo monumento ricorda il luogo dove è avvenuto il miracolo. Il complesso conventuale oggi è formato da un Chiostro piccolo e un Chiostro grande; quest’ultimo edificato tra il 1715 e il 1716. Il lato interno del Chiostro grande presenta un porticato lungo tutto il perimetro che è comune ai due chiostri. Al vertice nord est è presente un vano scala di costruzione settecentesca, sontuoso e ricco di decorazioni. Il primo piano è caratterizzato dall’ampio e alto corridoio che, pur con diverse caratteristiche, percorre tutti e quattro i bracci.

La basilica è stata oggetto di una recente opera di restauro a cura dell’arch. Mauro Severi.

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L’interno della basilica

La parabola del capitolo artistico del Santuario della Madonna della Ghiara in Reggio Emilia si sviluppa in mezzo secolo circa, dal 1608 al 1648. L’apice della fioritura pittorica sta nel grandioso e complesso ciclo decorativo degli affreschi, il tema del ciclo non fu casuale ma fu deciso dalla Congregazione sopra la fabbrica della Madonna Santissima dei Servi di Reggio in data 21 febbraio 1615. A questo imponente lavoro partecipò l’élite di artisti emiliani della prima metà del Seicento: Gian Francesco Barbieri detto il Guercino, Ludovico Carracci, Alessandro Tiarini, Pietro Armani, Tommaso Sandrini, Lionello Spada e molti altri.

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L’interno, nello stile del tardo Rinascimento, colpisce per la profusione di dorature, la ricchezza dei marmi ed i sontuosi affreschi con cui la scuola dei Carracci, ispirandosi alle eroiche gesta di donne dell’Antico Testamento, ornò le volte e le cupole. Nelle quadrature e ripartizioni delle volte si svolge un ciclo pittorico che ha come soggetto le donne dell’Antico Testamento.

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La grandiosa cupola, innalzata da Francesco Pacchioni, fu ricoperta di affreschi da Lionello Spada, allievo dei Carracci, a cui l’opera fu commissionata nel 1614, dopo infruttuose trattative con Ludovico Carracci e con Giulio Cesare Procaccini. Egli incominciò il lavoro nello stesso anno, quasi contemporaneamente a Tomaso Sandrini cui erano state affidate la prospettiva e la decorazione. Nel 1616 la mirabile opera era compiuta.

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Nei pennacchi si vedono quattro grandi figure rappresentanti l’Elemosina, la Religione, la Carità, l’Orazione; nel tamburo i quattro santi protettori della città e quattro dell’Ordine dei serviti e, fra l’uno e l’altro, cartelloni con teste a chiaroscuro; nella Calotta a chiaroscuro, otto personaggi dell’Antico Testamento e nella curva fino alla lanterna l’apoteosi della Vergine fra un corteo di angeli. 

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La cupola

L’opera sicuramente più imponente, sia dal punto di vista della grandezza sia per il numero di raffigurazioni, è la cupola della basilica. La decorazione della cupola fu affidata a Tommaso Sandrini che iniziò nel 1612 eseguendo la decorazione della lanterna. Nel 1614-1615 gli viene affidata la riquadratura architettonica della cupola con l’obbligo di servirsi di Lionello Spada.

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La spazialità illusionistica creata dal Sandrini in affresco aderisce e sviluppa la scansione spaziale di tutta l’architettura integrando con gusto Barocco, alla pittura, la plasticità della scultura. Come detto in precedenza, parte degli affreschi fu affidata a Lionello Spada che in questo campo della pittura eccelleva. Negli affreschi della cupola egli dà libero sfogo alla  fantasia realizzando gruppi di plastica morbidezza, fondendo la perfezione tecnica all’intensità cromatica. Nella cupola è rappresentata “L’Assunzione della Beata Vergine in una gloria di angeli musicanti e cherubini” in cui viene raffigurata Maria  contornata da eroi dell’ Antico Testamento, angeli suonanti e putti in volo (1615).

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Cupola, tamburo e pennacchi affrescati da Lionello Spada (1576-1622)

Immagine della Beata Vergine della Ghiara

La raffigurazione della Beata Vergine della Ghiara fu ripresa dall’originale affresco situato nel “Canton dei Servi” che aveva sempre costituito la particolarità di questo santuario. L’affresco, essendo situato all’esterno, subì presto il deterioramento, così il signore Ludovico Pratissoli, in accordo con i frati della comunità, sponsorizzò il rifacimento dell’opera.

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Questo processo, che si articolò in due fasi, ebbe con il bozzetto della Beata Vergine della Ghiara , datato 1569, dal pittore Lelio Orsi. L’artista non copiò la precedente raffigurazione ma creò l’originale visibile nella trasposizione in affresco nel 1573, a opera del suo allievo reggiano Giovanni Bianchi detto il Bertone.

La Madre di Dio, seduta in un paesaggio austero e spoglio, viene rappresentata con le mani giunte ed il volto implorante, in atto di adorazione del bambino Gesù. Una scritta nella cornice del dipinto commenta “Quem genuit adoravit”. La centralità della Madonna nell’arco a tutto sesto della nicchia indica il suo ruolo  quale madre di tutti gli uomini, regina di Misericordia che adora e intercede presso il Figlio primogenito a favore di tutti gli altri suoi figli. Entrambe le opere sono tutt’ora conservate a Reggio Emilia: la più antica nel museo della Basilica della Ghiara, la più recente risiede nel santuario.

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I Chiostri della Ghiara

I Chiostri della Ghiara nascono nella prima metà del ‘700, a seguito del miracolo. L’esigenza di aumentare la capienza, sia per i frati sia per i pellegrini, determina la costruzione di un altro Chiostro collegato a quello iniziale tramite un passaggio. All’arrivo di Napoleone, con la campagna d’Italia, il complesso viene requisito con altri beni ecclesiastici. Durante la seconda guerra mondiale, i chiostri svolgono funzioni di magazzino, carcere e rifugio in caso di bombardamenti. Oggi, il complesso restaurato ospita un ostello con spazi per eventi culturali.

Il Museo della Basilica

Nel 1982 nasce il Museo e Tesoro della Basilica della Ghiara. Allestito in alcuni locali a pianterreno del corpo di fabbrica che separa i due chiostri del convento dei Servi il Museo, esso accoglie oggetti liturgici e donativi che nel corso dei secoli sono pervenuti al tempio in segno di devozione verso l’immagine miracolosa della Madonna e che hanno dato origine al Tesoro della Basilica.

 

Collegamenti col sito della Fabbriceria della Ghiara

Link: http://www.basilicaghiara.it/il-museo-4-3/

Video: https://www.youtube.com/watch?v=GF-DRYLW2JE

 

Photogallery

Ph credits: Carlo Vannini

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