Il teatro simbolo di Reggio Emilia, si trova nel centro della città.
Note storiche
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Nel 1851, con un concorso pubblico, fu affidato all’architetto Cesare Costa il progetto per la costruzione di un teatro capace di ospitare più di mille persone, da sviluppare nell’area della Cittadella.
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Nel 1851, a Reggio Emilia, un incendio aveva distrutto il Teatro di Cittadella eretto nel 1741 per la messa in scena di opere e spettacoli in occasione del carnevale e della Fiera della Madonna della Ghiara.
I lavori per la costruzione del nuovo teatro, guidati da Costa, procedettero in modo rapido, grazie anche all’impegno costante di Carlo Ritorni, podestà della città dal 1855.
Il “Teatro Comunitativo” fu inaugurato il 21 aprile 1857, ma solo nel 1980 venne dedicato al grande artista Romolo Valli.
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Architettura
Da un punto di vista architettonico, l’impianto del teatro consiste in un grande rettangolo diviso in tre fasce – com’è consuetudine nei teatri all’italiana – corrispondenti alla zona di accoglienza del pubblico, alla sala di spettacolo e al palcoscenico.
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La facciata principale è esposta a sud ed è ritmata da un portico dorico, che si collega, ai due lati, con due porticati minori che sorreggono ampie terrazze. Nella parte superiore la facciata è suddivisa da quattordici pilastri ionici, fra i quali si aprono tredici finestre: sopra quella centrale è collocato lo stemma del Comune di Reggio. Nello spazio tra gli archi ci sono quattro medaglioni a Bassorilievo: Menandro, Sofocle, Euripide e Aristofane, del reggiano Paolo Aleotti.
In alto, frontalmente, sull’attico, quattordici statue in pietra gallina ornano la facciata, con figure che alludono all’istruzione e al diletto: (da sinistra verso destra) la Tragedia, il Vizio, la Gloria, il Dramma, la Virtù, il Vero, l’Istruzione, il Diletto, la Favola, lo Scherzo, la Danza, l’Estro, la Commedia, il Suono. Allo stesso livello di queste, sul lato sinistro sono poste tre statue (il Silenzio, la Curiosità, il Rimorso) e altre tre sul lato destro (la Pittura, il Pudore, la Moderazione). Sulla terrazza di sinistra sono collocate quattro statue (Medea, Edipo, Achille, Attilio Regolo) ed altre quattro sono sulla terrazza di destra (la Concionatrice, il Punitore di se stesso, Prometeo, Dedalo). La concezione allegorica e la disposizione delle statue furono studiate da Bernardino Catelani, mentre l’esecuzione fu affidata a un gruppo di cinque scultori: Ilario Bedotti, Giovanni Chierici, Antonio Ilarioli, Prudenzio Piccioli e Attilio Rabaglia.
Il portico a ovest termina con due gradini, per facilitare l’accesso a piedi, mentre quello a est ne è privo, poiché destinato alle carrozze.
Nella composizione delle facciate, Costa seguì un criterio abbastanza chiaro: le parti che si rivolgevano alla città avrebbero avuto un linguaggio sobrio e monumentale al tempo stesso, mentre le parti di servizio avrebbero avuto un aspetto decisamente più semplice
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Le altre sezioni
La Sala dei pittori
Nel sottotetto, sopra la volta della sala di spettacolo, si apre una sala di 22 m per 22 m , illuminata da lunette lungo tre lati, nella quale venivano dipinte le scene.
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Attraverso un semplice meccanismo di carrucole e assi girevoli, le grandi tele venivano poi calate, tramite apposite feritoie, sul fondo del palcoscenico e, alla fine degli spettacoli, ritirate su e sistemate sui lunghi pioli inseriti nel muro nella sala dei fondali, immediatamente sottostante la Sala dei pittori.
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Il ridotto
Nell’atrio, è presente uno scalone che porta alle sale del ridotto; sul primo pianerottolo è possibile ammirare un busto di Ludovico Ariosto, opera di Ilario Bedotti.
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Il ridotto si compone di alcune sale di varia grandezza, i cui nomi derivano dal colore delle pareti o da una qualche loro caratteristica precipua. Le maggiori sono la Sala ottagonale, in corrispondenza dell’atrio, la contigua Sala degli specchi , che si affaccia sulla piazza, e la Sala rossa.
La Sala degli specchi (detta così per la presenza di grandi specchi alle pareti) è un ampio salone, con 200 posti a sedere, solitamente utilizzato per conferenze, incontri e piccole esibizioni/concerti.
La Sala rossa, invece, chiamata così per il colore amaranto della tappezzeria che ricopre le pareti e gli arredi, è la sala di rappresentanza del teatro, luogo in cui si tengono riunioni e si accolgono ospiti illustri.
Accanto a queste, altre tre sale di diverso uso e dimensioni definiscono tutto lo spazio del ridotto. Sono: la Sala azzurra e l’attigua Sala gialla, in comunicazione con la terrazza a est, usate come spazio per la caffetteria, e la Sala verde, dal lato opposto, utilizzata come piccola sala conferenze, con circa 50 posti a sedere.
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Nel ridotto si allestiscono mostre e si tengono convegni, conferenze e altre manifestazioni legate all’attività del teatro o più in generale alla vita artistica e culturale della città.
I sipari
Il sipario di Alfonso Chierici
Dipinto tra il 1855 e il 1857, il sipario rappresenta il Genio delle Belle Arti italiane che invita ad ispirarsi nelle glorie della storia patria.
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Il ‘Genio italico’ discende dall’Olimpo scortato da quegli italiani che hanno dato lustro al paese, segnandoli a esempio per il risveglio delle Belle Arti che siedono in primo piano, in mezzo ad un desolante paesaggio di rovine romane. A sinistra si raggruppano le arti del disegno, a destra quelle della musica, della tragedia e della commedia. Il corteo dei grandi italiani è suddiviso in tre zone, secondo “i tempi moderni, romani ed antichi”.
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Il comodino di Giovanni Fontanesi
Il sipario “di comodo” era usato tra una scena e l’altra per consentirne il cambio. Rappresenta un paesaggio di rovine, che alludono ad una precedente grandezza, con pastori che, deposti gli strumenti musicali, danzano attorno a una statua di Apollo.
Tra il 1992 e il 1994 i due sipari storici furono oggetto di restauro conservativo.
Il sipario di Omar Galliani
Venne commissionato e realizzato nel 1991. Siderea, questo è il suo nome, è un omaggio alla danza, cui allude la figura centrale, sorta di angelo danzante dentro una corona, che emerge su un vasto campo blu e si slancia verso l’alto.
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Una cornice rossa, quasi un sipario, racchiude l’enorme quadro.
La grande tela è stata dipinta nella Sala dei pittori scenografi, ritornata per l’occasione alla sua antica funzione.
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Photo Gallery
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